La Mappa Genealogica è una sorta di codice a barre della persona, uno strumento con cui possiamo prendere consapevolezza delle memorie genealogiche che ci siamo presi il carico di risolvere in questa vita e delle fedeltà familiari che ci condizionano. A livello simbolico e archetipico utilizza la “numerologia” e gli “arcani maggiori” come percorso di auto-consapevolezza dell’individuo.
Gli “arcani maggiori” esprimono i comportamenti dell’essere umano, il viaggio talentuoso dell’eroe che emerge sull’ombra conflittuale di sé stesso. Attraverso i numeri della nostra data di nascita, possiamo quindi osservare come gli archetipi presenti in ognuno di noi vivono la costante battaglia tra pulsione interiore e freno inibitore.
La Mappa Genealogica fonda le sue radici sulla psicogenealogia, sul pensiero di Henri Laborit, medico eclettico dei primi del novecento e sul lavoro di Jean Claude Badard.
Laborit sostiene che la soluzione per non ammalarsi o per guarire sia Agire, quindi cercare di non inibire l’azione.
I nostri comportamenti istintivi e animali sono alla base del comportamento umano e condizionano la nostra vita più di quanto crediamo. Il 96% del cervello si occupa della sopravvivenza e non del piacere o del successo, gestisce quindi l’intuizione, l’istinto, l’emozione, l’Io interiore.
Il restante 4% del cervello si occupa invece del mentale che gestisce la volontà, il pensiero e l’Ego.
Il cervello poi si divide in diverse aree che gestiscono una precisa emozione, un organo, un comportamento, un Archetipo corrispondente a un talento, il quale corrisponde a sua volta a un numero della tradizione tarologica.
Erich Neumann, psicoanalista tedesco, sosteneva infatti che la mente contiene dei modelli energetico-immaginali, gli archetipi, che stanno alla mente così come gli organi del nostro sistema digestivo, circolatorio, immunitario, stanno al corpo stesso. Essi quando si attivano sono in grado di condizionare i nostri comportamenti e le nostre capacità, le nostre nevrosi e psicosi, soddisfazioni e gioie.
Attraverso la Mappa possiamo valutare quali archetipi sono potenzialmente attivi e attivabili nella persona, sia in luce che in ombra, ottenendo una storia familiare per ogni ambito della nostra vita: nido, relazione intima, area sociale e lavorativa.
Jung diceva: “ciò che non portiamo a livello della coscienza, riappare nella nostra esistenza sotto forma di destino”, perciò se non elaboriamo i traumi e i blocchi dati dai nodi genealogici, questi si ripresenteranno nella nostra vita e sarà comodo dare la colpa al destino.
L’Albero genealogico è un sistema e come tutti i sistemi tende alla ripetizione.
Nel periodo del concepimento i nostri genitori vivevano delle situazioni conflittuali (per conflitto intendiamo l’incapacità di trovare risposta a un evento doloroso) e ci hanno passato, inconsciamente, un kit di sopravvivenza che comprende i loro stessi conflitti e la chiave evolutiva per uscirne. Questo ci porta a vivere le stesse emozioni che i nostri avi non sono stati in grado di gestire o concludere e finché non le avremo risolte, trovando la giusta chiave, la vita continuerà a presentarcele facendoci vivere le loro stesse emozioni anche se in situazioni differenti rispetto a quelle vissute da loro.
Dietro ai blocchi e ai loop in cui ci incastriamo sono nascosti i talenti iscritti nel DNA.
Ogni talento ha due facce: una che ci spinge a esprimere ciò che siamo portati a fare, di cui abbiamo una specifica capacità, e l’altra dolorosa, che si attiva quando non riusciamo a mettere in pratica il talento.
Lo scopo di conoscere la propria Mappa è quello di prendere consapevolezza dei propri blocchi, talenti e bisogni in ogni ambito della vita e domandarsi cosa impedisce di stare nella luce del Talento (credenze, modelli, convenienza), capire chi siamo nel profondo, cosa ci aiuta a trovare equilibrio, con quali risposte automatiche di sopravvivenza reagiamo ai problemi.
Che ci crediate o meno la Mappa agisce nell’esistenza di ognuno di noi guidando, inconsciamente o meno, la nostra vita. Se vi interessa scoprirla e scoprirvi non vi resta che provare!
· Simona Mameli